Il nostro territorio si estende lungo l’intera superficie della conca Peligna, detta anche di Sulmona, e risale lungo la stretta valle del fiume Sagittario fino al centro abitato di Scanno posto ai limiti territoriali con il Parco Nazionale d’Abruzzo.
La Valle Peligna è una delle maggiori conche intermontane d’Abruzzo delimitata da una cornice montuosa di natura carbonatica che presenta importanti vette delle quali ricordiamo le maggiori:la dorsale di M. Morrone (2060 m), il massiccio della Majella (M. Amaro 2795 m), il M. Genzana (2176 m), il M. Godi (2011 m) e il M. Argatone (2151 m).
La natura aspra e brulla dei rilievi calcarei che bordano la valle contrastano con la grande e fertile pianura alluvionale che riempie la conca. In epoche geologiche passate (Pleistocene) questa depressione di origine tettonica era sede di un vasto lago che fu riempito di sedimenti trasportati dai vari fiumi tributari che ancora oggi fanno ingresso nella piana. Nelle zone montane le estati sono in genere non troppo calde, con acquazzoni improvvisi, e gli inverni sono freddi, con nevicate abbondanti e frequenti ideali per la pratica di sport invernali, con temperature che scendono di molti gradi sotto lo zero. Oltre i 1800 m di quota la neve cade abbondante e forma alcuni piccoli nevai perenni (-25 °C). Dal punto di vista naturalistico l’area può essere considerata il fulcro del sistema di Parchi e Riserve naturali che caratterizza l’Abruzzo come Regione Verde d’Europa; comprende una parte dello storico Parco Nazionale d’Abruzzo, considerato un esempio gestionale in tutta Europa, una buona parte del Parco Nazionale della Majella, la Riserva del WWF delle Gole del Sagittario, la Riserva Naturale del M. Genzana e Alto Gizio e la Riserva delle Gole di S. Venanzio.
– Ambienti di vetta
Sono i più esclusivi delle montagne della nostra zona. Questo tipo di paesaggio è presente soprattutto sulle vette al di sopra dei boschi e delle praterie di altitudine (oltre i 2400 m) e quindi interessa solo la parte più alta della Majella ed in limitate estensioni le cime di altri monti (Morrone, Genzana). Sulla Majella la porzione sommitale è costituita da un vasto altopiano ondulato dall’aspetto lunare: il cosiddetto “deserto di pietra”. Al primo impatto sembrerebbe un ambiente assolutamente privo di vita, ma in realtà ospita, negli angoli più riparati, piante ed animali particolarissimi.
– Fiumi e Laghi
L’area peligna è attraversata da numerosi corsi d’acqua, alcuni sono dei piccoli torrenti, altri, invece, sono dei veri e propri fiumi che anche nel periodo estivo conservano una notevole portata idrica.
Vella: originato da numerose sorgenti presenti nella zona pedemontana tra Campo di Giove e Passo S. Leonardo (Pacentro), è un fiume di piccole dimensioni che, fino alla pianura sotto Pacentro, conserva acque limpide e ossigenate, ricche di trote, ed è utilizzato anche per irrigare le campagne circostanti.
Gizio: simile al Vella per la portata, anche se ha un corso meno veloce; nasce tra il M. Rotella e il M. Mattone, poco distante dall’abitato di Pettorano sul Gizio e costeggia il borgo murato di Sulmona nel suo lato occidentale. In questo tratto, per la limpidezza delle acque e per l’ambiente circostante, ha ospitato, fino a circa venti anni fa, una delle ultime popolazioni di lontra dell’area peligna.
Sagittario: principale affluente dell’Aterno-Pescara, nasce sotto l’abitato di Villalago da sorgenti che sono alimentate per infiltrazioni del Lago di Scanno, e scorre verso la Valle Peligna attraverso le impressionanti Gole del Sagittario. Purtroppo oggi, nel tratto più suggestivo, quello appunto che attraversa le Gole, è stato captato dal l’ENEL per generare elettricità. Dopo le Gole e la condotta forzata il fiume viene di nuovo alla luce e prosegue verso valle passando sotto l’abitato di Bugnara; superata Sulmona riceve le acque del Gizio-Vella e prosegue verso nord, fino a confluire nell’Aterno.
Aterno: è il secondo fiume d’Abruzzo (Aterno-Pescara), ha un corso molto lungo; nasce sulle pendici occidentali del Gran Sasso e, dopo aver costeggiato il versante orientale del Sirente, scende all’interno delle suggestive Gole di S. Venanzio. In epoche passate (20/25 anni) ospitava una popolazione di lontra, oggi purtroppo scomparsa.
Lago di Scanno: originato in tempi antichi da una frana distaccatasi dal M. Genzana,di cui ancora oggi si vede il punto di distacco e l’enorme massa di detriti, che ha sbarrato il corso del fiume Tasso.
Questo stupendo lago ha una superficie di 0,93 kmq, un perimetro di 5,65 km e una profondità massima di 32 m.
Oggi è una delle perle d’Abruzzo; circondato da alte montagne ricoperte di boschi, è frequentato da migliaia di turisti ogni anno. E’ ricco di pesci (trote, coregoni, tinche, anguille e persici) e di uccelli acquatici.
Lago di S. Domenico a Villalago: si tratta di uno stupendo bacino artificiale, poco distante dal lago di Scanno, originato dallo sbarramento del fiume Sagittario che inonda il tratto superiore delle profonde gole omonime. E’ un lago non molto esteso, ma piuttosto profondo, circondato da pareti di roccia verticali che precipitano in acqua e che conferiscono al bacino un colore grigio-verde assai caratteristico. E’ attraversato, in un tratto non troppo largo, da un ponte che conduce ad una grotta-eremo consacrata a S. Domenico. Periodicamente questo bacino viene svuotato per motivi tecnici e allora è possibile vedere i resti dell’antico ponte che conduceva all’eremo. Il lago è alimentato dal fiume Sagittario e da alcune altre sorgenti freschissime ed è popolato da trote fario.
– Sorgenti
Oltre ai corsi d’acqua principali esistono numerosi ruscelli alimentati da fresche sorgenti. Le sorgenti più importanti della zona, a causa del carsismo di questi monti, sono situate tutte nella fascia collinare o di media montagna. Tra le più interessanti, sulla Majella, il complesso di sorgenti del fiume Vella nella zona di Fonte Romana, in una splendida faggeta. Sul M. Morrone, nel versante peligno, una delle fonti più importanti ed utili per gli escursionisti è la Fonte del Colle delle Vacche (1115 m).
Interessante visitare le Sorgenti di Cavuto, nella Riserva delle Gole del Sagittario, sotto Anversa. Qui affiorano dal terreno alcune polle di acqua limpidissima che scorrono allargandosi sul terreno e creando ruscelli, nei quali vive una delle poche popolazioni autoctone di trota fario macrostigma non contaminata dalle reintroduzioni di trote di allevamento. Molto suggestive le cascatelle che, originate da una sorgente posta sotto l’abitato di Villalago, scorrono ripide nel bacino artificiale di S. Domenico, in un paesaggio quasi alpino.
– Faggete
Sono i boschi più caratteristici delle montagne d’Abruzzo, presenti in tutta la fascia montana dagli 800 ai 1700 m, in ambienti caratterizzati da un elevato tasso di umidità atmosferica. In inverno i faggi sono del tutto spogli e lasciano vedere la struttura complessa del tronco e dei rami; in primavera crescono sotto di loro numerosissimi fiori (crochi, ciclamini, orchidee); in estate le faggete sono fresche e molto ombrose e solo nelle radure c’ è luce sufficiente per gigli, peonie e asfodeli; l’autunno rappresenta il culmine della loro bellezza: rosso, giallo, arancio e verde si al ternano creando una tavolozza naturale che ricopre le pendici delle nostre montagne.
– Boschi misti
Sono diffusi principalmente sulle colline e sulla fascia pedemontana a quote inferiori agli 800 – 900 m; la loro composizione è molto varia, ed è condizionata principalmente dalla disponibilità di acqua e di sole. Le essenze arboree più diffuse sono querce (roverella – Quercus pubescens, cerro Quercus cerris), faggio e leccio. Alle querce si associano comunemente gli aceri (acero campestre – Acer campe stre, acero minore – Acer monspes- sulanum) e i carpini (carpino nero – Ostrya carpinifolia e carpinella Carpinus orien- talis). Purtroppo i boschi misti di collina sono da secoli quelli più sfruttati dall’uomo per la legna, per creare nuovi terreni da coltivare, per l’ allevamento, e quindi in genere si presentano per lo più come giovani boscaglie al limitare dei campi.
– Conifere
Le uniche specie presenti spontaneamente nel nostro territorio sono il pino nero (Pinus nigra) il pino mugo (Pinus mugo) e l’abete bianco (Abies alba). Il pino silvestre (Pinus sylvestris) e, alle quote più basse, il pino d’Aleppo (Pinus halepensis) sono quasi esclusivamente boschi di impianto artificiale, creati dall’uomo per rinverdire vaste zone un tempo disboscate per creare pascoli. Il pino mugo è forse una delle essenze vegetali più caratteristiche dell’ orizzonte montano (Majella 1600-2200 m): si tratta di una conifera sempreverde con aghi di colore verde scuro, dal portamento cespuglioso. Poco frequente l’ abete bianco, presente in un piccolo nucleo sul Morrone sopra Roccacasale. I boschi di conifere si caratterizzano per una elevata concentrazione faunistica, in particolare di uccelli e piccoli mammiferi. I più estesi si trovano sul Morrone e sul Genzana.
– Mammiferi
Le montagne della nostra zona ospitano alcune tra le specie più importanti dell’intera fauna italiana.
Orso bruno marsicano (Ursus arctos marsicanus): presente esclusivamente in Abruzzo, che trova nelle faggete più tranquille delle montagne peligne uno degli ultimi rifugi; si nutre prevalentemente di vegetali anche se non disdegna la carne. Inconfondibile, di grossa mole (anche 200 kg di peso e due metri di altezza ) ma del tutto innocuo per l’uomo. Lupo (Canis lupus ita licus): è presente in piccoli branchi che attraversano il territorio peligno durante le cacce notturne, spingendosi spesso molto vicino ai centri abitati. Sembra essere in leggero aumento grazie alla protezione di cui gode da 25 anni e grazie all’ aumento di prede selvatiche (cervi, caprioli e cinghiali) che gli permettono di nutrirsi senza aggredire il bestiame domestico. E’ un animale del tutto innocuo per l’uomo.
Cervo nobile (Cervus elaphus): da qualche anno è tornato a popolare i boschi dell’area peligna; appartiene ad una specie scomparsa a causa della caccia eccessiva e reintrodotta inizialmente nel Parco Nazionale d’Abruzzo e in seguito sulla Majella e sul Morrone. Attualmente è possibile incontrarlo in tutti i boschi delle nostre montagne; oppure è possibile udire i suoi richiami (bramiti) durante la stagione degli amori, dalla fine di agosto alla fine di settembre.
– Uccelli
Le specie che frequentano stabilmente il territorio peligno o vi transitano durante le migrazioni sono numerosissime.
Aquila reale (Aquila chrysaetos): nidifica sulle pareti di roccia più inaccessibili della Majella, del Morrone, delle Gole del Sagittario, caccia lepri, volpi o altri piccoli animali, volteggiando maestosamente.
Falco pellegrino (Falco peregrinus): velocissimo uccello da preda; abita le pareti rocciose e si nutre principalmente di piccioni selvatici.
Picchio di Lilford (Picoi des leucotos Lilfordii ): parti colare e riservato uccello; vive esclusivamente nelle faggete più mature e meglio conservate della zona peligna; è presente in Italia esclusivamente in Abruzzo e sul Gargano.
Astore (Accipiter gentilis): abitante delle faggete mature, rapace abilissimo nell’inseguire uccelli in volo e piccoli mammiferi tra i rami degli alberi.
Gracchio corallino (Pyr rhocorax graculus): nidifica sulle principali pareti di roccia; è riconoscibile a grande distanza per il verso caratteristico, per il piumaggio nero lucido e per le zampe e il lungo becco rosso corallo.
In Abruzzo esiste una popolazione di gracchi corallini di importanza europea, attenta mente studiata da alcuni anni.